Diritti e doveri

Oggi è domenica, e in un altro paese le urne sono aparte per una giornata all’insegna della forma di democrazia più elevata fin ora conosciuta. Sebbene sia molto in discussione oggigiorno.

10 giorni fa Donald Trump veniva eletto presidente degli Stati Uniti. Nessuna catastrofe finanziaria, nessun rianimo dei conflitti tutto è rimasto come prima. Le sue prime parole da neo-presidente sono state “Ringrazio Hillary”. Non tutti ci avrebbero scommesso in effetti. Forse dovremmo cominciare a capire che il problema non è Trump in sè, ma chi pensa che la sua visione del mondo sia adeguata in una realtà che non è quella descritta dallo stesso. Anche se avesse vinto la Clinton, onestamente il paese sarebbe comunque stato spaccato da una quasi maggioranza che non si riconosceva in uno o nell’altro candidato.

Piuttosto, oggi in Francia si vota per le primarie del partito di centrodestra. Quello di Sarkozy per intenderci. Il quale tra l’altro è anche uno dei candidati in gioco. E’ un elezione fondamentale perchè il sistema politico francese, soprattutto ora che a destra del centrodestra c’è una formazione politica (il Fronte Nazionale) che emerge con veemenza, prevede degli “aggiustamenti” in caso di “derive autoritarie”. In poche parole, se nel secondo turno delle elezioni politiche, che non è il ballottaggio, è stata introdotta una difficoltà in più per i partiti più piccoli o in ogni caso per quelli più estremisti (al secondo turno la maggior parte delle volte i cittadini votano per il “meno peggio” quando il loro partito di provenienza non fa il risultato sperato); per la partita delle presidenziali è tutto aperto. Tant’è che è già capitato che al ballottaggio per le presidenziali ci andasse un esponente del FN. Ci si deve augurare che chi uscirà vincitore dalle primarie del centrodestra sia il candidato più convidiso e più forte possibile, per sconfiggere politicamente la Le Pen. Non parlo neanche della competizione coi socialisti perchè l’amministrazione Hollande sembra aver dato riscontri molto negativi al paese. Sebbene le elezioni siano tra un anno, ora come ora è molto improvabile che vincano di nuovo i socialisti. Il dato che circola in ogni caso è di circa un milione di votanti. Alle primarie di un singolo partito.

I cittadini hanno il diritto di esprimere il loro potere, attraverso il quale decidono chi sia il governante che prenderà la guida del loro paese. Se ci si aspetta che i cittadini facciano valere questo diritto, e magari in maniera cosciente, dall’altro lato i candidati dovrebbero avere il dovere di informare l’elettorato del loro operato. In modo così da essere giudicati su quello. Ultimamente non è più così, vince chi convince. E non sempre chi convince dice la verità. Personalmente penso si debba iniziare a discutere su come la democrazia possa funzionare bene, o meglio, in questo contesto. Mi chiedo se la “maggioranza più uno” vada sempre bene, o se a volte si debba richiedere di più per un elezione, mi chiedo se davvero tutti possano e debbano andare a votare o magari forse si potrebbe pensare ad una “patente” del voto dove solo chi è abbastanza informato possa effettivamente dire la sua, mi chiedo se i candidati debbano essere obbligati a fare un certo tipo di campagna elettorale esplicando i loro obiettivi e mezzi attraverso i quali raggiungerli. Insomma, cerco di mettere in discussione quello che c’è ora. Senza timore, se si può migliorare qualcosa perchè non farlo?

Io ho la sensazione che i cittadini siano stati per troppo tempo messi da parte, nel sistema globale in cui viviamo ci si è dimenticati troppo spesso che è a loro che i governanti devono rendere conto del loro operato, sono loro che scelgono. Non provare nemmeno ad aggiornarli sui problemi odierni, sulle questioni che a noi sembrano tanto lontane ma che sono effettivamente fondamentali per ognuno di noi non solo ci rende poco informati sui fatti, ma ci fa sentire “ignoranti”. E’ come se non ci dicessero niente perchè tanto non capiremmo. Infatti, quando poi è la popolazione che con forza decidere di dire la sua prende decisioni affrettate, quasi come un dispetto verso chi li ha trattati come carta straccia. Qui è l’errore della nostra democrazia. Non esiste più un dialogo tra governanti e governati. Non esiste più nessuno che creda realmente nel vincolo di fiducia tra elettore ed eletto. I voti si prendono se si convince la gente, non se la si lascia in stato confusionale.

Forse tutto sommato “i populisti” non hanno poi così tanto torto.

Autore: riccardo_msc93

Class 93, stronger supporter of rationality. Federalist, political animals. Student by choice, Bac in Technique of informatics business administration, graduated in Political science, now postgraduate student in International Relations at University of Turin. Writing, reading and interested in politics, economics and society. Ph for passion. Looking for new large issues, trying to surprise me. Again.

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